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5X1000: cos’è e come funziona
Tutto quello che vuoi e che bisogna sapere
Il 5 per mille, dopo essere stato annunciato da Giulio Tremonti, ministro dell’economia, fa capolino nella Finanziaria 2005: una misura «in via provvisoria e sperimentale», che prevede per i contribuenti la possibilità di destinare il 5 per mille dell’Irpef scegliendo tra onlus, associazioni di promozione sociali, associazioni riconosciute, enti dediti alla ricerca scientifica e alla sanità, università, servizi sociali dei Comuni.  Fin dalla prima edizione il 5 per mille ha un successo eccezionale, con un’adesione dei contribuenti superiore a ogni aspettativa: quasi 16 milioni di contribuenti hanno approfittato di questa misura che molti definiscono di democrazia fiscale (e che ha permesso la devoluzione di circa 328 milioni di euro).
Un’adesione convinta e responsabile (che ha indicato nel non profit il settore altamente preferito): per la specifica destinazione infatti non basta una firma, occorre indicare il codice fiscale dell’ente che si vuole premiare, essersi informati sulla sua attività, ecc. Il meccanismo ha introdotto una forma di democrazia fiscale fondata sulla libertà di scelta dei contribuenti: la spesa efficiente è stata premiata, e quella inefficiente tagliata in base a decisioni assunte dal basso; dai cittadini prima che dalla politica.
Come funziona?
Sono due i modi: il primo è scegliere solo un settore. Quello del volontariato, piuttosto che quello della ricerca scientifica. Si appone una firma (solo in un settore) e si consegna il modulo al proprio datore di lavoro o all’intermediario per la trasmissione telematica. Si può anche (ed è la seconda maniera) riportare, oltre alla firma, anche il codice fiscale dell’ente nel settore di elezione, tranne il caso di scelta delle attività sociali dei Comuni. Nel primo caso, l’importo del 5 per mille va ripartito fra tutte le organizzazioni del settore; nel secondo caso viene destinato proprio all’ente prescelto.
Differenza con l’8×1000
Due differenze fondamentali: la prima è la tipologia e il numero degli enti. Del 5 per mille beneficiano enti di natura privata e pubblica (quest’ultimi in minoranza) che promuovono attività solidaristiche. Nel 2008, per esempio, si sono iscritti più di 70.000 enti. L’8 per mille è invece destinato a sei confessioni religiose e allo stato. Le prime destinano parte delle somme al sostentamento del clero, e parte alle attività sociali da queste promosse. Lo Stato destina l’8 per mille al finanziamento di attività particolari, quali la lotta alla fame nel mondo, interventi in occasione di calamità naturali, l’assistenza ai rifugiati e la conservazione di beni culturali.
La seconda differenza, rispetto al 5 per mille, risiede nella destinazione di quella parte di fondi che non sono stati assegnati ad alcun soggetto. Se il contribuente non firma alcun riquadro, la parte non optata del 5 per mille viene trattenuta dallo Stato per la spesa corrente. Nel caso dell’8 per mille, invece, la parte inoptata viene distribuita tra i partecipanti proporzionatamente alle scelte ricevute.
Quanto vale mediamente una firma al 5 per mille?
Il valore medio della “donazione” è stato per il primo anno pari a 25,70 euro
Quali fasce di contribuenti hanno mostrato più attenzione a questo dispositivo?
Dai pochi dati a disposizione, tra coloro che hanno optato per il 5 per mille, almeno 7 su 10 compilano il 730, pertanto sono lavoratori dipendenti o pensionati, o comunque chi non ha redditi da impresa o da lavoro autonomo. Pertanto il 5 per mille sembra aver fatto più presa nella fascia medio bassa.
Come vengono ripartiti i fondi di chi firma senza indicare codice fiscale?
Su più di 26 milioni di contribuenti, 16 milioni (circa il 60%) ha optato per il 5 per mille, e a questi bisogna sottrarne circa 2,4 milioni che hanno presentato una dichiarazione con imposta netta pari a zero. Dei circa 13 milioni di contribuenti, il 78% ha espresso una preferenza. Il 22% che ha invece apposto solo la firma senza “preferire” alcun ente, si è visto “spalmare” il contributo in un modo curiosamente solidale.
La parte “generica” (cioè quella derivante da dichiarazioni con le sole firme) è distribuita tra gli enti che hanno ricevuto almeno una preferenza in proporzione al numero di preferenze acquisite, ma in misura inversamente proporzionale al valore medio delle preferenze.
Rendicontazione e controlli
Dalla terza edizione (2008), gli enti che percepiscono i fondi dal 5 per mille devono – ad un anno di distanza dall’incasso – redigere un rendiconto sull’utilizzo delle somme. Il principio è corretto, anche se in realtà gli enti sono già obbligati a rendicontare l’utilizzo delle risorse comunque percepite.
 
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